GENOVA Immigrato vola da una caserma dei cc. Corteo di protesta
Alessandra Fava
GENOVA
Gli arabi invocano Allah perché riceva Aufi Farid nel suo paradiso, schierati tutti, uomini e donne, dietro uno striscione con «un altro morto di stato» che attraversa le strade e i vicoli del centro storico. Poi allo stesso megafono gli italiani spiegano alla folla: «Ieri è volato un algerino dalla finestra di una stazione dei carabinieri. Dopo quarant'anni un altro omicidio di Stato».
Aufi è stato arrestato l'altro ieri pomeriggio dopo un borseggio. La versione ufficiale è che si è lanciato dalla finestra della stazione dei carabinieri della Maddalena, di fronte al porto Antico, a un passo da via del Campo, per sfuggire all'arresto non per suicidarsi e che ha precedenti anche per omicidio. Soccorso da un'ambulanza, è morto in rianimazione al Galliera quattro ore dopo. Secondo gli amici algerini è andato tutto diversamente: «All'una era con sua moglie a mangiare in una trattoria. Alle 14,30 è stato fermato e alle 19,30 l'ho visto qui a terra - racconta un amico algerino - era sotto una delle ultime finestre verso Caricamento, aveva una maglietta rossa marca Puma, una giacchetta gialla, una cintura nera e un paio di jeans. Ma che cosa è successo tra le due e mezza e le sette e mezza. Perché lo hanno tenuto dentro così tanto?».
La moglie italiana di Farid, detto Fabio, morto a 46 anni, Sandra, ancora non si capacita di quello che è successo. Tiene in braccio un bambino di poco più di un anno. Il 12 di novembre cadeva il giorno del loro secondo anno di matrimonio: «Sono venuta qui alle 18 - dice sotto la stazione dei carabinieri della Maddalena in mezzo a una folla di italiani, nordafricani e tanti senegalesi che hanno dato vita a un presidio per tutto il pomeriggio sino a sera - non hanno voluto farmelo vedere, mi hanno solo detto di presentarmi il giorno dopo per il processo in direttissima. Farid comunque per un furto non si sarebbe mai buttato da una finestra. Voglio sapere la verità».
Quando arriva da Marsiglia la madre di Farid, Luisa, accompagnata da sua figlia, Sandra crolla, quasi sviene. Un gruppo di manifestanti, le associazioni del centro storico, quelle antirazziste, ambientalisti, pacifisti, rappresentanti dei comitati e anarchici intanto occupano piazza Caricamento bloccando il traffico: vogliono che i familiari siano ricevuti dai carabinieri e abbiano delle spiegazioni. Intanto in strada uno spray rosso sull'asfalto dice «muore Farid, repressione, razzismo, la sicurezza uccidono». Sulla caserma un cartello con scritto a pennarello «davanti a questa caserma è morto Farid Aoufi, volato dalla finestra 39 anni dopo Pinelli. Chiediamo verità e giustizia». E accanto alla porta e a un «si prega di richiudere il portone verde» qualcuno ha applicato un altro foglio con scritto «Servitevi pure della finestra». Finalmente arriva il comandante della stazione di Portoria che fa salire la madre, la figlia, il capogruppo di Rifondazione in consiglio regionale Marco Nesci e il responsabile del circolo del centro storico Rehal Oudghough, che parla arabo. Ai parenti i carabinieri, visitando con loro la stanza dalla quale è precipitato Farid, hanno spiegato che l'uomo era ammanettato con le mani dietro, per fargli compilare un modulo multilingue gli avrebbero messo le manette davanti e mentre uno dei carabinieri riponeva il modulo su una scrivania, Farid si è divincolato, la finestra era aperta ed è precipitato. «L'unica cosa che ho capito - dice Sandra, la moglie - è che avrebbe avuto tutte e due le mani legate, ma mentre cadeva una manetta si sarebbe sfilata da una mano». Sull'episodio il pm Francesca Nanni ha aperto un fascicolo contro ignoti. Secondo i carabinieri era risultato positivo ai test della cocaina. Farid viveva a Genova da 25 anni.
5 commenti:
Ho avuto lo stesso "pensiero condizionato" e non ho potuto fare a meno di ricordare pure io Giuseppe Pinelli.
Chissà se facessero le caserme e le questure senza finestre se ci sfracelleremmo contro i muri.
Sinceramente cara gatina non sono in grado di commentare.
Speriamo slo si riesca a fare luce sul caso.
Un saluto
Nemmeno io come Marco riesco a commentare...ho una tale rabbia da farmi tremare le dita mentre sto scrivendo!
Che si faccia giustizia, subito!!
Quando ho letto la notizia sul giornale io e la mia capa abbiamo commentato contemporaneamente "come Pinelli.."
che schifo
Vedo che tutti abbiamo avuto lo stesso pensiero: chissà com'è che tutti oramai associamo le questure al volo di "novelli icaro"....
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