venerdì 27 giugno 2008
Bruce Springsteen a San Siro
L'altro ieri... concerto del boss a Milano... anzi a SAN SIRO! magico... bellissimo, quei concerti che il giorno dopo ti fanno chiedere: "Come mai la gente non si accorge che ho vissuto un'esperienza così?" come se si dovesse capire dal tuo sguardo!
I biglietti erano esauriti poche ore dopo l'inizio delle vendite... eravamo 61.000 a guardare in faccia ( e non solo... con quel sedere che si ritrova.....) il Boss!
La band... favolosa come sempre...
Bruce ...che uomo! bello bravo, affascinate, pieno di vita e giovanile
L'unità a pubblicato un articolo bellissimo sul concerto... metto la parte più bella...
Diavolo d´un Boss. Ci aveva raccontato, con l´album Magic, il viaggio di un´America che si è perduta. L´America delle tombe bianche disseminate ovunque, un´America straniata, spaesata che ha visto marcire il suo cuore profondo. Un´America fragile e odiata, pubblicitaria, televisiva, bugiarda. Sono passati solo pochi mesi dall´ultima volta che sono venuti in Italia: oggi come allora Springsteen e la E Street Band sono nerovestiti, ma con quella stessa generosa energia - incontenibile, incredibile, quasi irraccontabile - dopo aver ritratto l´irruenza di una rabbia apparentemente senza riscatto, oggi Bruce stravolge ogni scaletta e ogni aspettativa e confeziona in questo tour per gli stadi d´Europa il fiammante, quasi violento, ritorno della speranza. Il bisogno della speranza. La volontà della speranza.
Certo, il dolore rimane: anche una storia gloriosa e di fratellanza come quella della E Street Band ha perduto per strada uno dei suoi «blood brothers», Danny Federici, ucciso pochi mesi fa da un cancro, compagno di strada di Springsteen dagli albori. Non c´è la moglie di Bruce, Patti Scialfa, ma gli altri sono ancora i cavalieri dell´apocalisse rock: Little Steven pare uscito dai «Pirati dei Caraibi», mighty Max Weinberg è uno dei più formidabili batteristi in circolazione, Nils Lofgren e Garry Tallent, Roy Bittan e la violinista Soozie Tyrrell sono i commilitoni senza macchia e paura, Clarence Clemons - sì, per quanto invecchiato - è lo sciamanico maestro di cerimonie.
Bruce, che fa Bruce? Sempre i ragazzi delle prime file gli allungano dei cartelli con su scritti i titoli dei pezzi che vorrebbero sentire: oggi è la volta di None but the brave, roba da cultori esigentissimi, e difatti lui stesso mormora «chissà se me la ricordo... », poi è Hungry Heart a contagiare lo stadio come un´epidemia di gioia. Corre Bruce e corre San Siro, fino all´epica ferita sanguinante di Last to die («Siamo gli ultimi a morire per i nostri errori»), fino a quella orgia collettiva piena di luce che è Born to run, fino alla commovente Bobby Jean, fino all´inno multiculturale e «obamiana» di American Land, fino ad una inattesa, meravigliosa, beatlesiana Twist and Shout: e c´è chi, dopo tre ore tre di concerto, salta, chi trema, chi gioisce, chi esulta, chi piange: sì, San Siro è un´altra cosa. È ormai un corpo unico. È la storia, è la speranza. È The long walk home, come dice una delle più belle canzoni di Magic, è il ritorno a casa. È l´orgoglio di dire:
bastardi, noi siamo ancora qui. Tutti insieme.
P.S: cliccare sopra le immagini per ingrandirle (nella terza foto è cerchiato uno striscione bellissimo!!!!)
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2 commenti:
su internet ho letto una frase bellissima "Nel mondo ci sono due tipologie di persone: quelli che adorano Bruce Springsteen e quelli che non l'anno mai visto in concerto!" fico!!
E' stato grandioso!! e ribadisco quello che ho detto in macchina: se Bruce fosse gay, sarebbe la prova definitiva che Dio non esiste!!!
"E'l naufragar m'è dolce in questo mare."...!?...
Ciao e un caro saluto!
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